È un romanzo densissimo di temi, quello di Davide Grittani, in cui prima ancora che Riccardo, la piccola Edera, Sara, Isabella, Sor Cesare, Giovanna, Costanza o Diego, sono le Marche a saltare all’occhio come protagoniste.
Proposto al Premio Strega dalla bookblogger Giulia Ciarapica, che proprio nelle Marche affonda le radici e che giusto di recente ha esordito come autrice con il suo Una volta è abbastanza, non è rientrato tra i 12 candidati ma avrebbe meritato di riuscire nell’impresa, per la lucidità con cui dispone gli eventi nella narrazione, in un’architettura solida e ramificata come una parete rivestita dai rami dell’edera.
La vicenda personale di Riccardo interseca non solo con alcuni fatti di cronaca, come la strage dell’11 settembre 2001 e il terremoto del 2016, ma va a toccare con delicatezza e intensità argomenti complessi come l’adozione, il trapianto di organi, la malattia mentale, la diversità e l’emarginazione sociale. Può sembrare un carico eccessivo di argomenti per un numero di pagine inferiore alle 250, ma davvero non c’è una parola fuori posto in questa storia.
Edera parlava anche senza riuscirci, incuteva un tale senso di inadeguatezza – con quella voce dalla grana grossa, quei pugni serrati e lo sguardo rivolto nella direzione da cui credeva che arrivassero le voci – che col tempo nessuno le rivolse più la parola. Nessuno tranne Riccardo, che attraverso quella bambina così strana riusciva a vedere cose che gli altri non vedevano. La luce di una vita sconosciuta, il bagliore di una felicità altrimenti inaccessibile. La loro intesa crebbe di giorno in giorno, la quantità di parole che Edera rivolgeva il loro rapporto speciale, sovversivo come la fede. Sembravano fatti per darsi pace, come succede a chi non ne può più di raccontare la sua storia.
In più di un tratto la ruvidità di certe espressioni marchigiane lascia il passo a una sfumatura poetica che confina col realismo magico, il peso della croce che i protagonisti si portano addosso si scioglie nell’incanto del sollievo.
Ogni rivelazione è una pietra, ogni pietra si ammucchia, e alla fine da quel mucchio ci si può alzare per vedere tutto con più chiarezza. Anche ciò che è inevitabile e che non ha davvero un senso può essere accettato, se è letto attraverso il codice della comprensione ultima, globale, della vita.
Bella recensione, condivisa pienamente: un romanzo “magico”. Complimenti!
È sempre bello lasciarsi rapire da un libro, e quello di Grittani rapisce eccome, vero Roberto? Grazie per il tuo commento, a presto!
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