AMALIA, CLELIA E LE ALTRE (Vicolo dell’Immaginario, Simona Baldelli, Sellerio)

È meraviglioso scoprire che Vicolo dell’ Immaginario esiste veramente: è un luogo quasi magico, che delle dimensioni del vicolo, in realtà, ha ben poco, se non addirittura nulla.

Qui, per una notte, si possono incontrare mondi opposti e i loro rispettivi abitanti possono ristabilire quel contatto perduto per risolvere, chiarire, sciogliere nodi che appesantiscono l’anima e che ormai sono divenuti pietre che ci premono dentro, a volte talmente aguzze da lacerarci la carne, perché sedimentandosi nel tempo hanno formando in noi quel personale carico che ci portiamo dietro.

C’è poi un’altra entità che ci fa compagnia e ci cammina a fianco, silenziosa ma sempre presente: è un’ ombra, una piccola chiazza scura, nera e lucente che sgorga in momento molto preciso della nostra vita e scivola lungo la nostra persona.

È il tormento nero, denso, sgocciolato dalla carne e che si incrosta sotto di noi, che non ci abbandona. Le nostre ombre sono private, personali e possono sembrare di poco conto per gli altri, come può esserlo il dolore di un bambino per un pallone squarciato con cui non può più giocare, ma sono lutti che vanno risolti per riappacificarsi con sé stessi e andare avanti nel nostro cammino di vita.

Simona Baldelli racconta, con un uso delle parole accurato e appassionato, la storia di due donne, due personalità complementari, Amalia e Clelia, oscillando tra un presente ambientato negli anni Settanta a Lisbona e un recente passato, ambientato nella bassa pianura del nord Italia, fino a giungere a un finale pacificatore che spunta dalla nebbia calata sul Tago.

 

8 marzo 2019: ho conosciuto Simona Baldelli durante la serata organizzata (con ottimi risultati!) da Donne Difettose e La Torre di Baratti; una serata per ricordare le donne, tra donne, con un libro scritto da una donna e che ha per protagonista le donne.

Donne che fanno scelte, anche dolorose, perché vivono in una società che le vuole relegate in una posizione precisa oppure che si sacrificano per altre donne, più in difficoltà, perché no, non può succedere che si possa vivere veramente la storia felice che tanto si desidera.

Sono donne che scappano altrove, che trovano la loro fetta di gioia e vi restano davanti incredule e non l’addentano, facendosi mille e più scrupoli per cosa potrebbero pensare gli altri.
Ecco: gli altri e mai sé stesse, come se le donne non avessero mai quella possibilità di pensare unicamente a sé; quel sano egoismo che non sembra appartenere loro geneticamente, forse per cultura e condizionamenti sociali.

Pensiamo tutte invece a quanto tutto potrebbe essere più semplice, senza farsi prendere da troppi giri di parole, dalle traiettorie iperboliche di migliaia di pensieri contorti, pieni di se, ma, forse, però, chissà…
Ritrovare la bellezza nella leggerezza delle idee, nel concederci di fare ciò che vogliamo fare, perché piace a no: ecco l’augurio che mi piacerebbe che tutte ci facessimo con convinzione.

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