Un libro consigliato da chi ha voluto condividere il piacere che ha trovato tra le sue righe.
Un libro che si legge con una scorrevolezza che ricorda la seta del più prezioso dei sari indiani.
Nel nome dell’autrice già una predestinazione: Anjali come l’anjali mudra, il segno di riverenza nella tradizione indiana.
Come nel Cimitero dei Libri Dimenticati de “L’ombra del vento” di Carlos Ruiz Zafon, i cui libri sembravano scegliere da chi essere scelti per un oscuro motivo, anche qui nella libreria fuori dal tempo della zia Ruma non sono i clienti a scegliere un libro, ma forse proprio il contrario…
In un luogo non convenzionale, fuori da ogni schema, quasi magico, i libri hanno un’anima propria, mentre gli spiriti degli scrittori si manifestano alla zia Ruma e a Jasmine, giovane e inizialmente scettica nipote, che ha ereditato la stessa dote e a cui è data la possibilità di guarire dai suoi dolori attraverso un percorso quasi iniziatico.
Chi entra in questa libreria porta con sé un peso sull’anima, da cui sta cercando sollievo.
Il lettore empatizza fortemente con i personaggi della storia; ognuno di essi può avere un aspetto in comune con le pene che affrontiamo ogni giorno.
In queste pagine ci ritroviamo tutti ad avvertire sulla nostra pelle un vento nuovo che spira dalla collina della speranza e che accarezza dolcemente il nostro cuore fino a quando il miracolo si tramuta in realtà e la farfalla intrappolata in ciascuno di noi, sarà finalmente libera di volare via.
Della stessa autrice, per la stessa casa editrice, è “Gatti, merletti e chicchi di caffè “, che può essere considerato (ma non obbligatoriamente, stando ad alcuni commenti in rete) un sequel di questo libro: la curiosità felina che è in me ha fatto già sì che le mie “vibrisse” si allertassero e si avviassero all’aggiunta di questo titolo nella lista dei libri da leggere per potervene, prossimamente, parlare da queste pagine.