Sempre più spettinati: cronaca di 4 giorni pistoiesi a “L’Anno che Verrà”

L’anno scorso ero stata più scattante: l’allerta meteo che mi aveva costretta a casa due nei due giorni successivi dal mio rientro da Pistoia mi aveva donato la giusta calma per rielaborare al grande quantità di stimoli che avevo ricevuto nei due giorni di festival. Quest’anno per me i giorni sono stati quattro, di allerta meteo neanche l’ombra (o meglio, è stata emessa mentre io ero via!) e amen, le miriadi di cose che avevo da dire in merito le ho lasciate sobbollire nella mia testa, hanno lievitato, germinato e messo radici, e ora quello che ne verrà fuori sarà ancora più denso e inestricabile del solito. Molto bene. Proviamo a dividere gli argomenti in punti:

    • le cose che ho imparato: che val sempre la pena di sedersi sui banchi di scuola. Specialmente se di là dalla cattedra ci trovi grandissimi professionisti come Giorgio Vasta, Sara Sullam e Chiara Beretta Mazzotta che, invece di schiacciarti a terra con la loro stazza da giganti, sanno portarti a un livello di consapevolezza delle tue capacità e potenzialità che neanche in un anno di psicoterapia. Non vuol dire che per farti passare le paturnie è meglio un corso di scrittura o di comunicazione piuttosto che uno psicoterapeuta, ma è un’ottima abbinata 😉

      Questo è un promemoria per me che non scatto mai foto delle cose che faccio e poi mi trovo a rubare foto dalle pagine Facebook delle manifestazioni: questo è Giorgio Vasta e noi pendiamo tutti dalle sue labbra
    • le persone che ho abbracciato: tante! Vecchie conoscenze, nuovi incontri, tutto a Pistoia è fatto di mani che si cercano e occhi che frugano. La sensazione più bella è quella di avere sempre una scorta di sorprese a disposizione: stai per seguire un corso? I tuoi compagni saranno Enrico, Veronica, Beatrice, Barbara (tutta gente con cui non hai mai il tempo di frequentare abbastanza) e altre persone formidabili da cui non vorresti separarti più. Stai per seguire un panel con un autore che segui con interesse? Anche l’altro autore ti fulminerà. Sei appena stata fulminata da un autore? Sbuca all’improvviso un autore che ami, che non hai mai incontrato di persona, e ti trascinano a conoscerlo. Ti trovi a incoraggiare sconosciuti in preda all’ansia per il colloquio con un editore, a scambiare indirizzi Instagram con giovani donne talentuosissime, a interagire in carne e ossa con persone che ti conoscono dal nick, e soprattutto, soprattutto, a ronzare insieme alla Bea-Tortadilatte che con le sue attenzioni per tutti coloro che incontra è il classico balsamo per l’anima che prima o poi auguro a tutti di incontrare!

      Panel sul racconto, con interessanti riflessioni sulla narrazione breve
  • i libri che leggerò: spoiler: molti (rigorosamente in ordine di apparizione nei giorni di festival); quello di Antonella Lattanzi, che non ha ancora un titolo ma che uscirà a settembre per Harper Collins e che prende le mosse da due spunti reali (un fatto di cronaca della Bari degli anni Ottanta e un aspetto della storia personale dell’autrice) e l’esordio di Arianna Cecconi per Feltrinelli che, dato il suo background di antropologa che molto ha viaggiato in America Latina, a gennaio con il suo Teresa degli oracoli ci immergerà in un mix di cultura contadina e andina. Gli applausi più calorosi sono stati riservati sicuramente a Fabio Genovesi, per la sua verve e la sua delicatezza: nel suo Cadrò sognando di volare (Mondadori) il giovane Fabio interseca la vita di un vecchio prete infermo e la gloriosa estate in cui Marco Pantani vinse tutto. Andrea Pomella, dopo L’uomo che trema, è pronto a ricostruire il rapporto col padre, ritrovato dopo 37 anni, nel memoir I colpevoli (Einaudi). Non so quanto Gaviscon mi ci vorrà per buttarlo giù, ma ce la farò. La giornata di domenica si è aperta con l’incontro sulla letteratura sudamericana che verrà pubblicata nel 2020, e l’arrivo di Rodrigo Fresàn è ciò che ha scaldato gli animi per il resto della mattinata: la presentazione de La parte inventata, che in realtà è già uscito (lo pubblica LiberAria) è stato un viaggio nella poetica di questo autore. Altro colpo di fulmine: Alberto Albertini, con una storia che vedrà al centro mentalità contadina e industriale. Uscirà per Hacca e lo aspetto in gloria, perché sono cresciuta accanto alle acciaierie e non ne so niente, ma ho due certezze: 1) mi rifiuto di farmele spiegare da chi ne sa quanto me, 2) mi fido al 100% di chi la letteratura industriale, oltre che averla studiata, l’ha vissuta. E poi Laura Mancini con Pneuma (per E/O), che inizia con Roma sotto i bombardamenti del 1946 e prosegue con la storia di Tullia, ma non solo, e Anna Siccardi con La Parola Magica (NN). Che ho già letto, perché era parte del compito che avevamo per il corso con Sullam e Beretta Mazzotta. E mi ha fulminato. E quindi sì, tiferò fortissimo!
Pienone per Neri Marcorè che legge Gianni Rodari

Ecco, diciamocelo: la realtà della biblioteca San Giorgio di Pistoia è validissima, va preservata, valorizzata e festeggiata appena si può. Martino Baldi merita delle belle vacanze dopo questa sfacchinata, e tutta la gloria che gli può arrivare da un lavorone come questo, perché davvero negli ultimi tre anni questa manifestazione ha letteralmente spiccato il volo senza perdere la sincerità che la caratterizzava dall’inizio. Io credo che meglio di così non ci si possa augurare. E sì, il prossimo anno ci si ribecca lì, caro Martino, cari tutti!

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