Secondo il neurologo Oliver Sacks
una persona sana di mente è quella che sa ricordare il suo passato, dire dove si trova nel presente e immaginare il proprio futuro.
È insomma quella persona che si vede e si racconta come se fosse una storia.
Ma le storie finiscono?
Abbiamo, tutti noi, un conto alla rovescia innescato sopra la testa? Forse.
Un orologio digitale che s’innesca con la venuta da questa parte che chiamiamo mondo e che c’è e che scorre inesorabilmente, nonostante tutto e tutti.
Cosa accadrebbe se questo countdown fosse visibile? Se tutti girassero con un ologramma sulle teste con tutti i parametri vitali sempre aggiornati, in tempo reale?
Potrebbe essere questo un deterrente o una sorta di monito perenne a comportarsi in un altro modo, a compiere scelte diverse e a intraprendere storie alternative?
Domande che restano là, sospese, ma che ci sono e che sono reali.
Che ognuno di noi sia una storia è sicuramente un’affermazione più che condivisibile.
Ogni persona, ora in questo momento, è alla sua pagina, al suo rigo, alla sua parola, nel suo capitolo, del suo libro, della propria esistenza.
Qual è la parola a cui siete arrivati?
A che rigo siete?
Di che capitolo?
Chiediamoci se ci piace la storia che stiamo raccontando e, se la risposta non è positiva, riprendiamo la penna in mano e cominciamo a modificarla.
Non è una scrittura che ci è data da Altri, senza che noi possiamo intervenire.
Al contrario, ne siamo noi gli Autori che, in ogni istante scriviamo una riga, una pagina, un capitolo…agendo, reagendo, vivendo…